martedì 18 novembre 2008

SBK - Paolo Flammini: "Correre in Superbike è una sfida!"

L’evoluzione societaria della FGSport, passata recentemente nelle mani della Infront, non ha comportato modifiche nella gestione del mondiale Superbike che resta saldamente nelle mani di Maurizio e Paolo Flammini.
Da anni è ormai quest’ultimo che si occupa dell’aspetto sportivo del campionato iridato delle moto derivate di serie, ed è sotto la sua gestione che nella SBK, dal 2009, si schiereranno ben sette case ufficiali: le quattro giapponesi, più Ducati, Aprilia e BMW.
Un successo che, mentre il motorismo mondiale si dibatte con il problema dell’aumento dei costi che comporta una diminuzione dei partenti, fa riflettere sulla filosofia della categoria che ha anteposto gli interessi dei piloti a quelli delle case.

Paolo Flammini:
“Da sempre abbiamo seguito alcuni principi, chiamiamoli così, filosofici la Superbike deve avere costi contenuti, una tecnologia accessibile e condizioni paritetiche per tutti i piloti in pista. Da ciò deriva l’aver abbracciato la monogomma prima della F.1 e della MotoGP. I risultati, dopo l’introduzione del nuovo regolamento datato 2004, ci stanno dando ragione”.

Il motorismo attraversa una fase di recessione, la Superbike è in crescita. Come mai?
“Crediamo di aver fatto le mosse giuste nel recente passato. Una per una hanno fatto la differenza. Il nostro campionato, per esempio, non supererà mai le 14/15 gare perché 18 sarebbero insostenibili per I nostri team , ma anche per I piloti che corrono due manche a Gran Premio. Comunque continuiamo ad esplorare nuove possibilità: quest’anno siano tornati in America, a Miller Park, abbiamo favorito la nascita di un nuovo circuito, Portimao, in Portogallo, che è forse il più bello d’Europa e torneremo in Sud Africa. Inoltre stiamo verificando la possibilità di tornare ad Imola, che ci terrebbe ad avere nuovamente le moto”.

I rapporti con i vostri grandi antagonisti, gli spagnoli della Dorna, finora sono stati buoni.
Non c’è competizione fra Superbike e MotoGP ?

“Bisogna ricordare subito che il motociclismo è uno sport di nicchia nel quale Italia e Spagna godono di una posizione privilegiata. Come sempre in ogni attività c’è un solo leader e, nel nostro caso, nel motorismo il leader è la F.1, poi c’è la MotoGP ed infine noi. Per il momento farsi la guerra non avrebbe senso. Poi, ovviamente, tutti vogliono crescere”.


A proposito di crescita: la BMW per il suo ritorno alle competizioni ha scelto la Superbike.
“Il suo arrivo per la SBK comporterà un cambiamento epocale dal punto di vista della comunicazione. Siamo orgogliosi che la BMW, dopo aver esaminato la possibilità MotoGP, abbia scelto la Superbike, anche e soprattutto perché lo ha fatto in base ad una considerazione su qualità/prezzo”.

Sembra che ultimamente Michael Schumacher abbia espresso qualcosa di più di un semplice interessamento per la SBK.
Ed anche Valentino Rossi ha detto belle parole.
Li vedremo mai entrambi alla partenza di una gara di mondiale?
“Stiamo parlando di due personaggi che non è possible influenzare in alcun modo. Schumacher ha provato con noi a Portimao ed ha fatto tempi che gli consentirebbero di qualificarsi. La Honda si è già detta disposta ad aiutarlo. Quanto a Rossi credo che la Yamaha sappia bene che ci farebbe piace averlo in una gara, ma non hanno certo bisogno della nostra spinta. Ovviamente attendiamo entrambi a braccia spalancate”.

Perché la Superbike incuriosisce così tanto Schumi e Rossi?
“Perché è una sfida e genera gare più divertenti e combattute di qualsiasi altra. Oggi chi fa il pilota non può non vedersi almeno una volta al via di un Gran Premio della Superbike”.

Cosa rispondete a chi dice che l’età media dei vostri piloti è troppo alta?
“I nostri campioni, da Bayliss a Corser passando per Haga e Biaggi hanno superato da un pezzo I trent’anni, ma quest’anno sono arrivati piloti come Ben Spies e Jonathan Rea che sono giovani. Anche sotto questo punto di vista siamo in crescita”.

Qualcuno dice che in fondo vi manca solo un pilota come Valentino Rossi.
“Rossi ha fatto moltissimo per la MotoGP. Oltre ad essere un fuoriclasse è un grande comunicatore. Per quanto ci riguarda Max Biaggi ha fatto per la Superbike ciò che Valentino ha fatto per il motomondiale, per questo lo abbiamo voluto così fortemente, ma ovviamente i risultati sono nelle sue mani, non nelle nostre”.

La Superpole è stata per anni uno dei punti distintivi del campionato, ma questo è stato l’ultimo anno.
“Dopo undici stagioni era tempo di cambiare formato e per sostituirla abbiamo scelto il knock-out in stile F.1. L’eliminazione diretta a tempo è molto eccitante. Abbiamo introdotto anche il flag-to-flag in caso di pioggia perché ci siamo resi conto che funziona, anche se avendo uno schieramento di partenza piuttosto nutrito dovremo tenere sotto controllo con attenzione la corsia dei box”.

Qualcuno si è lamentato del nuovo regolamento tecnico che permette alla Ducati di correre con un motore di 1200 cc?
“E’ stata la diretta conseguenza del fatto che la Superbike segue l’evoluzione del prodotto di serie. Se la Ducati costruisce e vende bicilindrici 1200, bisogna lasciargli la possibilità di farli correre. Ovviamente con un regolamento apposito, e se si vedono i risultati quest’anno nessuno può dire che le Ducati abbiano dominato. E’ stato Bayliss a farlo, non la sua moto”.

Carmelo Ezpeleta vede nell’elettronica il diavolo delle corse degli anni 2000.
“Noi non possiamo proibire ciò che sulle moto di serie viene introdotto per migliorarne la sicurezza. In campo automobilistico non esiste più un’automobile che non abbia un dispositivo di controllo elettronico della stabilità. Nel contempo, però, porremmo dei freni, per esempio, allo sviluppo delle sospensioni elettroniche che nel 2009 saranno proibite, a meno che non siano adottate sulla corrispondente moto di serie. Naturalmente poiché in Superbike le sospensioni sono libere, ciò vuole dire che chi vorrà potrà scegliere fra sospensioni di serie, anche elettroniche, e sospensioni prettamente racing. Nessuna farà il furbo perché dal 2010 tutte le case, senza distinzione, dovranno produrre almeno 3000 moto per omologarle nella categoria, e se 300 moto speciali si riescono comunque a vendere, moltiplicando questa cifra per dieci non è economicamente possible produrle a costi accettabili”.

Si parla di far correre già dal 2010 una nuova categoria di 600 derivate dalla serie nel motomondiale al posto delle 250. Farete correre voi le 250 nel mondiale Superbike come ritorsione?
“No, perché violeremmo l’accordo che in proposito abbiamo con la FIM. La 250 non ci interessa, ma non esiste il concetto di prototipo…di serie di cui ho sentito parlare. Se un motore deriva dalla serie non può correre nel motomondiale perché l’esclusiva delle moto derivate dalla serie è appannaggio della Infront Motorsport. Del resto inizialmente fu bocciata la WCM in MotoGP proprio per questo motivo…La nuova categoria del motomondiale, dunque, potrà utilizzare motori di 600 cc, purché non abbiamo nulla a che vedere con quelli che circolano per le strade”.

Fonte: http://www.gpone.com/

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