Una notizia clamorosa non ancora ufficialmente confermata, ma credibile. Melandri e Hopkins a piedi, il campionato in ginocchio. I nodi sono arrivati al pettine per la Casa giapponese e per la Dorna
La Kawasaki non parteciperà alle corse del campionato mondiale MotoGP 2009. La notizia non è ancora ufficiale, ma dovrebbe diventarlo fra breve con un comunicato che chiarirà ovviamente anche i motivi. Ve li anticipiamo: crisi economica mondiale, esigenza di razionalizzare le spese e di investire maggiormente sulla ricerca in campo produttivo.
Tutte balle. O quasi tutte. La realtà è che da anni la Kawasaki colleziona solamente insuccessi, sia nella MotoGP, sia nella Superbike: la gestione sportiva è evidentemente in mano alle persone sbagliate e i risultati sono coerenti alle persone. Qualcuno, molto in alto ad Akashi deve aver pensato che la crisi economica poteva essere l'occasione giusta per lasciar perdere questo gioco dispendiosissimo e massacrante per l'immagine dell'azienda, così, prendendo spunto dalle voci che volevano la Honda in procinto di ritirarsi per gli stessi motivi, potrebbe essere arrivata la decisione drastica dell'abbandono.
Ma se la Honda ha cambiato idea – si dice dopo una riunione in cui ha imposto con successo tutto il suo peso ai vertici della Dorna – la Kawasaki non aveva certamente il potere contrattuale della grande concorrente, per cui si è accontentata di attuare ciò che l'altra aveva solo sbandierato.
Comunque sia, adesso la palla passa alla Dorna, che sta semplicemente raccogliendo i frutti di un gestione fallimentare della MotoGP, almeno quanto quella della Kawasaki. Milioni e milioni di contatti televisivi? Munifici sponsor? E diciassette moto in pista. Roba da dover modificare ancora la griglia di partenza facendo file da due.
Da anni ripeto che la formula MotoGP attuale è sbagliata: troppo costosa, troppo puntata sui piloti, troppo fumo e poco arrosto. Molti pensavano che i nodi sarebbero venuti al pettine con l'addio di Valentino Rossi, ma non c'è stato bisogno di aspettare tanto: i nodi al pettine li ha portati l'incapacità documentata di modificare e migliorare ciò che andava modificato e migliorato. Così nella prima settimana di gennaio ci sarà una riunione fra i responsabili delle Case che partecipano alla MotoGP, una riunione informale, non sotto le insegne della MSMA (l'associazione "ufficiale" delle Case impegnate nelle corse), per decidere il da farsi, in primo luogo per salvare il campionato 2009 – a rischio non solo per l'esiguo numero di partenti, ma anche per l'eventualità che altri decidano di lasciare – in secondo luogo per gettare le basi di nuove regole capaci di salvare la MotoGp dalle sabbie mobili in cui è finita.
La Kawasaki infatti potrebbe non essere la sola rinunciataria. Anche la Suzuki è certamente a rischio. Per ora si sa solo che ha annullato dei test in pista che erano previsti a fine gennaio col pilota collaudatore Aoki. Provate a pensare che cosa succederebbe alla MotoGP se anche la Suzuki issasse bandiera bianca...
Torniamo alla Kawasaki. La Casa di Akashi per il 2009 aveva programmato due presenze ufficiali: una in MotoGP, una in Superbike. Della prima abbiamo già detto, e aggiungiamo che non è nemmeno sicuro che Marco Melandri avesse già il contratto firmato in mano. Della seconda sappiamo che la Kawasaki ha lasciato il Team PSG-1, attribuendogli la colpa della debacle del 2008, ed ha concluso un accordo di partnership ufficiale – via Kawasaki Europa – col team inglese Paul Bird e coi piloti Broc Parkes e Makoto Tamada. Può darsi che il ritiro dalla MotoGP determini addirittura il potenziamento della presenza in Superbike, ma può darsi anche il contrario, ossia che la Casa giapponese decida di chiudere con entrambi i Mondiali. Al momento non si sa nulla.
"Io spero che la Kawasaki non si ritiri dalla Superbike – afferma Pierguido Pagani, titolare del Team PSG-1 – La mia squadra correrà con le Kawasaki in forma privata e con giovani piloti emergenti, ma provate a immaginare quanta voglia abbia di confrontarsi in pista con le Kawasaki e i piloti ufficiali del Team Bird, e magari di dimostrare loro – e a tutti – che non era il Team PSG-1 la causa di tutti i mali...".
Fonte: www.motonline.com
Tutte balle. O quasi tutte. La realtà è che da anni la Kawasaki colleziona solamente insuccessi, sia nella MotoGP, sia nella Superbike: la gestione sportiva è evidentemente in mano alle persone sbagliate e i risultati sono coerenti alle persone. Qualcuno, molto in alto ad Akashi deve aver pensato che la crisi economica poteva essere l'occasione giusta per lasciar perdere questo gioco dispendiosissimo e massacrante per l'immagine dell'azienda, così, prendendo spunto dalle voci che volevano la Honda in procinto di ritirarsi per gli stessi motivi, potrebbe essere arrivata la decisione drastica dell'abbandono.
Ma se la Honda ha cambiato idea – si dice dopo una riunione in cui ha imposto con successo tutto il suo peso ai vertici della Dorna – la Kawasaki non aveva certamente il potere contrattuale della grande concorrente, per cui si è accontentata di attuare ciò che l'altra aveva solo sbandierato.
Comunque sia, adesso la palla passa alla Dorna, che sta semplicemente raccogliendo i frutti di un gestione fallimentare della MotoGP, almeno quanto quella della Kawasaki. Milioni e milioni di contatti televisivi? Munifici sponsor? E diciassette moto in pista. Roba da dover modificare ancora la griglia di partenza facendo file da due.
Da anni ripeto che la formula MotoGP attuale è sbagliata: troppo costosa, troppo puntata sui piloti, troppo fumo e poco arrosto. Molti pensavano che i nodi sarebbero venuti al pettine con l'addio di Valentino Rossi, ma non c'è stato bisogno di aspettare tanto: i nodi al pettine li ha portati l'incapacità documentata di modificare e migliorare ciò che andava modificato e migliorato. Così nella prima settimana di gennaio ci sarà una riunione fra i responsabili delle Case che partecipano alla MotoGP, una riunione informale, non sotto le insegne della MSMA (l'associazione "ufficiale" delle Case impegnate nelle corse), per decidere il da farsi, in primo luogo per salvare il campionato 2009 – a rischio non solo per l'esiguo numero di partenti, ma anche per l'eventualità che altri decidano di lasciare – in secondo luogo per gettare le basi di nuove regole capaci di salvare la MotoGp dalle sabbie mobili in cui è finita.
La Kawasaki infatti potrebbe non essere la sola rinunciataria. Anche la Suzuki è certamente a rischio. Per ora si sa solo che ha annullato dei test in pista che erano previsti a fine gennaio col pilota collaudatore Aoki. Provate a pensare che cosa succederebbe alla MotoGP se anche la Suzuki issasse bandiera bianca...
Torniamo alla Kawasaki. La Casa di Akashi per il 2009 aveva programmato due presenze ufficiali: una in MotoGP, una in Superbike. Della prima abbiamo già detto, e aggiungiamo che non è nemmeno sicuro che Marco Melandri avesse già il contratto firmato in mano. Della seconda sappiamo che la Kawasaki ha lasciato il Team PSG-1, attribuendogli la colpa della debacle del 2008, ed ha concluso un accordo di partnership ufficiale – via Kawasaki Europa – col team inglese Paul Bird e coi piloti Broc Parkes e Makoto Tamada. Può darsi che il ritiro dalla MotoGP determini addirittura il potenziamento della presenza in Superbike, ma può darsi anche il contrario, ossia che la Casa giapponese decida di chiudere con entrambi i Mondiali. Al momento non si sa nulla.
"Io spero che la Kawasaki non si ritiri dalla Superbike – afferma Pierguido Pagani, titolare del Team PSG-1 – La mia squadra correrà con le Kawasaki in forma privata e con giovani piloti emergenti, ma provate a immaginare quanta voglia abbia di confrontarsi in pista con le Kawasaki e i piloti ufficiali del Team Bird, e magari di dimostrare loro – e a tutti – che non era il Team PSG-1 la causa di tutti i mali...".
Fonte: www.motonline.com
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