IL NUMERO PERFETTO Inutile perdersi in troppe ciance, in Triumph ultimamente sanno fare delle gran moto, e i loro tre cilindri si possono considerare senza ombra di dubbio lo stato dell’arte per motori con questa architettura. La Tiger né è un esempio lampante, basta guardare la sua curva di potenza: una linea retta, senza il minimo accenno di flessioni o picchi, e poi la coppia una collinetta perfetta, che da 2.750 giri in poi sta sempre sopra quota 10 kgm. Un motore fantastico quello della Triumph, che senz’altro è l’attore protagonista della bella guida di questa moto. La Tiger si dimostra come il mezzo più eclettico del gruppo.
PIÙ E MENO Protezione valida, motore grandioso (sia per il turismo sia per le sparate) ciclistica sana, comfort di buon livello, strumentazione completa di informazioni (l’unica assieme a BMW ad essere all’altezza di una moto da turismo) e un prezzo onesto. Cosa volere di più? Magari un codino meno sparato verso l’alto per far stare ancora più comodo il passeggero e uno scarico meno sporgente e "asimmetrico" che consenta di guadagnar spazio per la borsa laterale.
BEN RIUSCITA La Tiger della prima ora era una maxi enduro molto stradale, questa l’ha buttata sulla sportività, ed è una moto molto ben riuscita, e al momento ci pare essere quella che compendia al meglio le caratteristiche di una moderna crossover. A bordo ci si sta bene, un po’ infossati nella sella piuttosto scavata, con un manubrio ampio e alto e fin troppo rivolto verso il pilota si ha comunque la sensazione di dominare perfettamente il mezzo e si gode anche di una buona protezione, seconda solo a quella di BMW. Con lei quindi si viaggia alla grande; non fatele prendere polvere, però. Basta guardarla per capire che, ovviamente, la Tiger ha solo l’asfalto nel suo mirino e per farvelo capire non monta nemmeno una parvenza di tassello sui suoi pneumatici che sono degli stradali puri. Chiaro il concetto? Chi non l’avesse ancora capito allora guardi le pinze radiali, e le sospensioni completamente regolabili per farsi un’idea.
CUORE GENEROSO Come già detto, è il motore a catalizzare l’attenzione su questa moto. Ad Hinckley hanno lavorato molto bene, così le mappature di questo triple sono assolutamente perfette: potenza sempre, spinta decisa ad ogni regime, gestione dell’acceleratore ottimale e vibrazioni pressoché nulle rendono la Tiger una bellissima compagna di viaggio, quella, tra tutte, con cui è più facile guidare fluidamente.
BELLA CICLISTICA L’erogazione è quindi di sicuro il suo punto di forza ma la 1050 inglese ha dalla sua anche una ciclistica sana. La sella è ben piazzata e si tocca bene a terra, ma il baricentro non è bassissimo per cui la Tiger, seppur ottimamente bilanciata, mostra una certa inerzia nei cambi di direzione che la rende non così reattiva quando si vogliono attaccare le curve.
MORBIDA Anche perché l’assetto di base è tendenzialmente morbido e la moto appare un po’ seduta e accusa trasferimenti di carico piuttosto evidenti che alla fine si fanno sentire anche in frenata quando il freno posteriore arriva a bloccare un po’ troppo in fretta. Ma se del comfort non vi interessa più di tanto, basta mettere mano alle sospensioni per migliorare di molto l’efficacia.
CAMBIO COSÌ COSÌ Questo motore quasi perfetto in realtà un punto debole ce l’ha ed è il cambio che anche se migliorato rispetto ai vecchi triple, non ha ancora raggiunto l’ottimo. In realtà non perde a non piacere è il feeling alla leva e la corsa sempre un po’ troppo lunga un aggancio ma. Per esperienza sappiamo comunque che i cambi Triumph, come il buon vino, migliorano con il passare del tempo, e dei chilometri.
Fonte: http://www.motorbox.com
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