Guy Coulon, francese, è ormai da diversi anni una presenza inconfondibile all’interno del box del team Tech3. Dopo alcune esperienze alla Parigi-Dakar, nel 1986 Coulon inizia a lavorare nel paddock dei Gran Premi, entrando poi nel 1990 a far parte del team di Hervé Poncharal. Nel 2000 porta al titolo mondiale della 250 Olivier Jacque, pilota che segue anche nella classe regina dal 2001 al 2003. Nel 2004 ha “svezzato” Marco Melandri, al debutto in MotoGP con la Yamaha M1, proprio come sta facendo ora col “pianista” James Toseland.
Guy Coulon:
“James è arrivato nel nostro team senza alcuna esperienza di MotoGP ma con tanta voglia di imparare – spiega Coulon - Giorno dopo giorno, a piccoli passi, ha imparato come usare questo tipo di moto, sicuramente più complicate di una Superbike. Il suo approccio è stato molto intelligente, perché non ha voluto spingere subito forte: è salito sulla moto, ha provato a capire come va guidata e come si poteva migliorarne l’assetto e poi, pian piano, grazie a questo lavoro di affinamento, è andato sempre più veloce. Il risultato ce l’abbiamo davanti agli occhi: nella prima gara in MotoGP è partito in prima fila ed è arrivato sesto. È un ragazzo molto gentile ed educato: i suoi rapporti con il team sono stati subito molto facili e naturali, ed è anche molto intelligente. Quest’ultimo aspetto potrebbe sembrare secondario, ma non è così, perché nella MotoGP di oggi è fondamentale riuscire a capire come funzionano la moto, le gomme, le sospensioni, e tutti gli altri particolari. Dai test invernali fino ad oggi, James ha messo in mostra una crescita costante in ogni sessione di prova, senza mai scendere sotto il ritmo che aveva tenuto nel test precedente. In altre parole, non gli serve una mezza giornata, o anche di più, per raggiungere il miglior livello di prestazioni raggiunto il giorno precedente, e questo è un aiuto incredibile per i tecnici, perché non sono obbligati ad aspettare tanto prima di effettuare migliorie alla moto, o per fare test di gomme”.
Qual è attualmente il punto debole di Toseland, se cè?
“L’esperienza in gara, senza dubbio: mentre in Superbike vengono effettuate due gare relativamente corte, in MotoGP se ne corre soltanto una, ma più lunga. Nelle varie simulazioni di gara che abbiamo effettuato durante i test invernali James ha ammesso che la sua difficoltà più grande è stata riuscire a mantenere lo stesso ritmo dall’inizio alla fine, perché si è trovato a coprire distanze superiori anche del trenta per cento a quelle cui era abituato. In ogni caso, in Qatar si è comportato bene anche nel finale di gara: quando avrà acquisito più esperienza, potrà fare anche meglio”.
Cosa, invece, ti ha sorpreso di lui?
“Ha imparato molto più in fretta di quanto mi aspettassi: ho avuto a che fare con altri piloti in arrivo dalla Superbike, e a tutti è servito più tempo per raggiungere questi livelli di competitività: è stata una bella sorpresa”.
Come si trova James con i tanti controlli elettronici della MotoGP?
“Anche in questo caso, abbiamo affrontato un approccio per gradi: nei primi test li abbiamo utilizzati pochissimo, poi pian piano abbiamo provato prima il traction control e in seguito tutti gli altri controlli. In questo momento, comunque, James è già in grado di scegliere autonomamente e di chiedere lui stesso delle modifiche mirate riguardo alle strategie elettroniche che possiamo mettergli a disposizione. Attualmente le sue scelte riguardanti il set-up del telaio, l’elettronica, e anche le gomme, sono molto simili a quelle di Colin Edwards”.
Fonte: http://www.gpone.com/
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